Le illusioni

23 Febbraio 2021
Il termine “illusione” deriva dal latino illusio e, oltre a significare scherno, errore, dileggio, indica anche un errore proveniente da una percezione sensoriale che falsa la realtà. Le illusioni sono in pratica esperienze percettive anomale dove le informazioni date dagli stimoli esterni reali portano a una falsa interpretazione dell’oggetto o dell’immagine da cui proviene lo stimolo visivo o, in poche parole, le illusioni sono interpretazioni errate di una serie di dati sensoriali. Lo studio delle illusioni era oggetto di interesse già nell’antica Grecia ma fu solo nel XX secolo che le illusioni divennero oggetto di studio vero e proprio con l’avvento della psicologia sperimentale. Dal punto di vista neuroscientifico i recettori sensoriali presenti nel cervello rivelano luce, suono e in generale ogni stimolo sensoriale: a questi recettori sono legate aree specifiche del corpo che hanno la responsabilità di riconoscere i vari stimoli, e da questi organi sensoriali il cervello riceve stimolazioni che vengono interpretate, anche se può capitare che non vengano interpretate in maniera adeguata creando, appunto, l’illusione. Le illusioni percettive fanno parte della sfera visiva quindi ci sono immagini che vengono percepite in maniera diversa in seguito, per esempio, a stimolazioni esterne. Le illusioni percettive possono essere di tre tipi: ambigue, distorte e paradossali.
La psicologia della
Gestalt.
I primi studi sulle illusioni furono eseguiti da La psicologia della Gestalt (dal tedesco “psicologia della forma”) nata e sviluppata agli inizi del XX secolo tra Germania e America, fu ideata da Max Wertheimer (1880-1943) e Kurt Koftka (1886-1941). Il principio fondante della psicologia della Gestalt è che l’insieme fosse differente e altro, non maggiore quantitativamente né migliore qualitativamente, rispetto alla somma delle singole parti: da qui nasce la famosa massima: “Il tutto è diverso dalla somma delle sue parti” (Das Ganze unterscheidet sich von der Summe seiner Teile). Per la psicologia della Gestalt non è giusto dividere l’esperienza umana nelle sue componenti elementari poiché occorre invece considerare l’intero come fenomeno sovraordinato rispetto alla somma dei suoi componenti. Il cervello quindi segmenta il reale e vede il mondo nella maniera più interessante per sé; alcune regole generali della psicologia gestaltica, chiamate regole di raggruppamento percettivo, descrivono come il cervello recupera dalla scena gli elementi più importanti, e si dividono tra regola della buona forma, regola del movimento indotto, regola della somiglianza, regola della buona continuità, regola del rapporto figura-sfondo e infine la regola dell’esperienza passata.

Buona forma

(Prägnanz ovvero pregnanza di significato) prevede chela struttura percepita sia sempre la più semplice perché la mente cerca figure stabili e regolari .

Tendiamo a preferire le forme chiuse, e quindi anche quando una forma non è chiusa, il nostro cervello la completa in automatico, ricostruendo una forma in base alla memoria che abbiamo di quella forma specifica.

Prossimità

Prevede che gli elementi vicini siano interpretati in correlazione tra loro. Questa regola è buona norma per esempio nella grafica dove bisogna tener conto che le cose vicine siano in relazione tra loro.

Somiglianza

Ci porta invece a raggruppare gli elementi simili ovvero cerchi con cerchi, quadrati con quadrati ecc.

In questo esempio percepiamo cinque righe diverse. Il primo gruppo formato da righe di tondi neri, e il secondo gruppo formato da righe di quadrati bianchi. Tutti i pattern e le texture, ad esempio, si basano su questo principio.

Destino comune

Raggruppa percettivamente gli elementi coerenti in movimento. Sempre legata al movimento c’è la regola del movimento indotto, uno schema di riferimento formato da alcune strutture che consente la percezione degli oggetti.

Buona continuità

Per cui gli elementi sono percepiti come appartenenti a un insieme continuo: se vedo il muso di un animale e la parte posteriore dietro un oggetto il  cervello darà il feedback di vedere una figura unica piuttosto che due figure nascoste per metà.

Esperienza passata

Prevede che le esperienze acquisite influenzano il guardare.
In questo esempio non vediamo tre segmenti distinti, ma percepiamo in modo molto chiaro una lettera E maiuscola. Questo perché conosciamo la lettera E e le linee posizionate in quel modo stimolano il nostro ricordo e fanno sì chela percepiamo.

Figura sfondo

Tutte le parti di una zona si possono interpretare sia come oggetto sia come sfondo.
Anche se questa regola non si applica alla perfezione al mondo reale infatti, il nostro cervello ha imparato automaticamente a distinguere tra la figura e lo sfondo, con un po di allenamento possiamo essere in grado di invertirne la percezione.

Per quanto riguarda i giochi di illusione, gli illusionisti sono in grado di manipolare e "controllare" la nostra attenzione.
Per “attenzione”, secondo il vocabolario, intendiamo “applicazione o concentrazione della mente e dei sensi sulla presenza o nell’attesa di un fatto”. Il nostro cervello non riesce a prestare attenzione a ogni cosa e usa determinate scorciatoie per elaborare lei informazioni mancanti, ed è su questo che si basano gli illusionisti o la Quirkology.
Il video seguente è una dimostrazione di come il nostro cervello mette in atto questi meccanismi.
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